The Talking Box – Antonio Pace e il valore della pizza verace napoletana

“Salvare la paternità della pizza continuando ad associarla alla città di Napoli, diffondere nel mondo il modo corretto di fare la pizza oltre che insegnare come mangiare correttamente il nostro prodotto caratteristico”, sono questi alcuni tra gli obiettivi di Antonio Pace, Presidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana, l’ospite con cui inauguriamo il nostro “The Talking Box”, chiacchiere in libertà dal mondo del packaging e non solo. La pizza è l’alimento che amiamo tutti, indistintamente. Nel mondo è veramente difficile trovare una sola persona che riesca a resistere al profumo e alla vista di un bene così prezioso e così invitante. Antonio Pace, con la sua associazione, cerca di preservare e informare il pubblico sui benefici e sui metodi di realizzazione della verace pizza napoletana.

“La pizza napoletana oggi non è difendibile”

Ha detto Pace, “ci vuole l’aggettivo ‘verace’ che caratterizzi effettivamente la qualità di ciò che mangiamo. Con la nostra associazione abbiamo istituito un decalogo importantissimo che serve per ottenere una sorta di sigillo di qualità, perché al mondo esistono due sole grandi scuole di pizza: quella vera napoletana e l’imitazione. È importante, in questo momento, far conoscere il nostro impegno”.

Tra i metodi per portare avanti la tradizione della vera pizza napoletana, Pace non ha alcun dubbio su quale sia il migliore: “La degustazione. Con l’assaggio di diverse tipologie di pizza, il consumatore finale può capire perfettamente la differenza tra la verace napoletana e l’imitazione. Poi la degustazione di diverse qualità ci fa vincere nel confronto finale”.

L’AVPN

Riconosce anche la forza dell’Associazione Centenarie, un gruppo specifico di pizzerie che possono fregiarsi del titolo di “storicità” che appartiene veramente a poche realtà sul territorio. “Le pizzerie centenarie”, spiega Pace, “devono fare un lavoro che sia prima di tutto rispettoso della tradizione e della storia della propria attività. Le famiglie pizzaiole cento anni fa erano solo quattordici al mondo, ora chi ha la fortuna di discendere da questo tipo di attività radicata sul territorio deve raccontare la storia di famiglia, difendere il patrimonio genetico, raccontare attraverso il proprio prodotto ciò che è stato e ciò che sarà”. Per difendere poi al meglio il sapore e la tradizione della verace pizza napoletana il PICOR è la soluzione ideale. Frutto di una collaborazione tra Inpact e l’AVPN il contenitore è fortemente consigliato per il trasporto e la salvaguarda del sapore della verace pizza napoletana: “Iniziamo a precisare che è molto meglio una pizza umida che secca”, specifica Antonio Pace, “e il contenitore deve essere sperimentato e di una certa qualità.

Il PICOR è adatto a tale scopo.

Tra consumatore e pizzeria c’è una specie di patto di quartiere quando si tratta di consegnare la pizza. Il pizzaiolo promette di realizzarla al meglio, la pizzeria di consegnarla in tempo breve, ancora calda, ma il contenitore deve essere testato e offrire la miglior tenuta e resa possibile. Con il PICOR tutto ciò è fattibile. Non ci sarà più bisogno di piegare la pizza in due per mantenerla calda, come succedeva ormai decenni fa”.

Antonio Pace, Presidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana, si congeda rilasciandoci un’ultima importante dichiarazione: “Come capire la forza e la bontà di una pizzeria? La “margherita” è il quadro d’autore, da lì parte tutto. Meglio della “margherita” non c’è nulla. Se è ottima, sarà ottimo tutto. Se è pessima, sarà pessimo tutto”.

A cura di

Ludovica Rubino

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